LA FIBRA DI CANAPA AI GIORNI NOSTRI

L’industria tessile della canapa è stata precorritrice di uno dei settori più sviluppati del mondo occidentale e orientale. Tuttavia, con la rivoluzione industriale i proprietari dei principali mercati mondiali (sopratutto occidentali) iniziarono ad impossessarsi di alcune importanti risorse su cui porre il proprio monopolio. La canapa, però, non era tra queste risorse, in quanto considerata poco redditizia per la facilità con cui si poteva coltivare. Fu così che venne rapidamente spazzata via e abbandonata. Grazie alla sua resistenza, stabilità e versatilità la canapa ricopriva un ruolo imponente nell’industria tessile, considerate che quasi tutte le corde e le vele montate sulle navi costruite prima dell’invenzione del motore erano fatte in canapa, tessuti realizzati con la fibra ricavata da questa pianta risalenti a migliaia di anni fa, sono tutt’oggi integri.Negli ultimi anni, la coltivazione della canapa finalizzata alla produzione di fibra tessile è aumentata, promossa in particolar modo dal suo impatto positivo sul cambiamento climatico. Sono tantissime le aziende operanti nell’industria della moda, del tessile e dell’abbigliamento che scelgono e attuano politiche più ecologiche, per la salvaguardia del pianeta, un’azione necessaria, considerando che il settore del fashion è uno tra i più inquinanti e oltretutto produce circa il 10% delle emissioni mondiali di CO2. I principali produttori mondiali di fibre e tessuti di canapa, secondo le stime in termini di volume sembrano essere Francia, Cina, Corea del Nord, Polonia e Stati Uniti. Nell’arco di sei decenni, la produzione di canapa da fibra in volume nel 2021 è a un livello simile a quello del 1961, ma ottenuta su una superficie significativamente inferiore e con una maggiore efficienza, che si traduce in rese più elevate. L’Italia agli inizi del Novecento era tra i primi produttori mondiali. Nel 1940 l’Italia dedicava alla coltura della canapa 90mila ettari del proprio territorio, più canapa di quanto se ne produce oggi in tutto il mondo, con 85mila ettari a livello globale.